IL RISOTTO ALLA VERDI
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Giuseppe Verdi amava cucinare. Era estremamente esigente quando si trattava di cuochi.
Trovare qualcuno che riuscisse a soddisfare le sue aspettative era per lui una vera impresa. Sembra che li mettesse alla prova come faceva con i cantanti. “Cerco un cuoco che sappia cucinare e non uno che bruci le pentole!”, scriveva all’editore Giulio Ricordi nel 1875.
Nonostante a Villa Sant’Agata ci fosse un’intera squadra destinata a questo compito, Verdi era solito preparare da sé il proprio risotto.
Il suo preferito era il risotto allo zafferano e tartufo, la cui ricetta fu trascritta sotto sua dettatura dalla moglie Giuseppina Strepponi in una lettera del 1869 indirizzata all’amico Camille Du Locle, direttore dell’Opéra Comique di Parigi.
In realtà, però, i risotti verdiani sono due. Verdi ideò, infatti, un’altra variante a base di zucchine, punte di asparagi e funghi.
Elemento centrale in entrambe le ricette è l’osso buco (utilizzato per il brodo) e il midollo, che insieme a burro e cipolla contribuisce a insaporire il riso. Per concludere, non può mancare un’abbondante spolverata di Parmigiano Reggiano.