SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DI MADONNA DEI PRATI
Comune: Busseto (PR) - Tema: ReligioneA soli due chilometri da Roncole Verdi, verso nord-est, sorge il Santuario della Beata Vergine di Madonna dei Prati, luogo di culto ma anche di intensa suggestione storica ed emotiva. Costruito tra il 1690 e il 1696 su progetto dell’architetto don Francesco Callegari, il santuario fu eretto per custodire una miracolosa immagine affrescata della Vergine Maria, venerata fin dal XV secolo in una cappella campestre nei Prati della Colombarola. L’edificio, a pianta centrale absidata, colpisce per la sua imponenza, sebbene la facciata e l’esterno siano rimasti incompiuti.
All’interno, si conservano magnifiche cornici intagliate del tardo Seicento, che racchiudono opere d’arte ispirate a grandi maestri. Tra queste, una copia della Sacra Famiglia e Santi di Girolamo Bedoli e un dipinto attribuito a Pasquale Ottino con Dio Padre e la Sacra Famiglia. Nell’abside, un’altra cornice importante, forse opera di Giovanni Setti, si inserisce nella raffinata decorazione liturgica. Il santuario è da secoli meta di pellegrinaggio per fedeli provenienti non solo dal territorio circostante, ma anche dalle diocesi di Parma, Cremona e Piacenza.
Ma questo Santuario è legato anche a uno dei racconti più simbolici e curiosi della giovinezza di Giuseppe Verdi. Da ragazzo, il futuro compositore frequentava il santuario per visitare la nonna e ricevere le prime lezioni di musica da Don Paolo Costa. Una leggenda racconta che, un giorno, mentre serviva messa come chierichetto a Roncole, Verdi rimase rapito dal suono dell’organo. Il celebrante, Don Jacopo Masini, per richiamarlo all’attenzione, gli assestò un calcio facendolo ruzzolare ai piedi dell’altare. Verdi, ancora bambino ma con un carattere deciso, lanciò una maledizione: “Ch’at ciapa na saièta!” (“Ti colga un fulmine!”). Il 14 settembre 1828, durante la festa del Nome di Maria, un fulmine colpì il santuario: morirono sei persone, tra cui proprio Don Masini e un cugino del giovane Verdi. Quel giorno, il compositore avrebbe dovuto accompagnare i vespri all’armonium, ma una tempesta lo trattenne in una casa vicina. La tragedia lasciò in lui un senso di colpa e un timore superstizioso che, secondo molti, non l’abbandonarono mai più. Un’incisione popolare del tempo ne tramanda ancora oggi il ricordo.